Quanto vive l’informazione?

Nella società dell’informazione, nel momento in cui la quantità di informazione raccolta ha raggiunto i suoi massimi storici, in pochi si chiedono quale sia sua vita media. Quanto vive in media l’informazione?

La vita dell’informazione dipende sostanzialmente da due fattori: il supporto e il linguaggio. Da un lato l’informazione è inesorabilmente legata al suo supporto e muore con esso, a meno che non venga periodicamente trascritta (ovvero trasferita uguale su un nuovo supporto). D’altra parte anche il linguaggio con cui è scritta, quindi l’accessibilità o meno del contenuto, influenza la sua potenziale vita.
I primi esempi di informazione sono i primi disegni rupestri: il supporto particolarmente solido e il linguaggio semplice ne hanno consentito la sopravvivenza fino ai nostri giorni e ben oltre, quindi con una durata potenziale di decine di migliaia di anni. Successivamente si sono usati supporti come la pergamena o il papiro che hanno dimostrato di poter sopravvivere migliaia di anni (si pensi ai rotoli del mar morto). E’ poi venuto il momento della carta e della stampa, con volumi che possono tranquillamente affrontare centinaia di anni di vita. La stampa digitale (laser) è oggi diventata talmente conveniente da sostituire spesso la stampa offset, ma con risultati di durata inferiore (qualche decina di anni) proprio in virtù del procedimento con cui viene fissato l’inchiostro sulla carta. E poi è venuto il tempo dei supporti digitali.
Supporti magnetici come nastri, floppy disk, hard disk hanno una durata che si puù misurare più in anni che in decenni. Anche i supporti ottici come i compact disc dopo alcuni anni rischiano di presentare problemi di leggibilità, sia per degenerazione sia per obsolescenza del supporto (stanno già iniziando a diffondersi laptop senza lettore CD). Se da un lato i nuovi supporti consentono una densità di informazione spaventosamente più alta rispetto alla carta o alle tavolette d’argilla, la vita media del supporto appare essere inversamente proporzionale alla quantità di informazioni che contiene. Come se esistesse una legge per cui la quantità di informazione per la quantità di tempo dovesse essere costante.

Parliamo ora del linguaggio. Libri scritti in lingue morte sono più o meno sempre accessibili, anche se non dalla massa dei lettori se non mediante un processo complicato di traduzione. Con il passare del tempo, lentamente, la possibilità di accedere a tali informazioni diminuirà lentamente (probabilmente senza mai scomparire del tutto, ma riducendosi a pochi studiosi). Allo stesso modo le informazioni digitali diventano “illeggibili” molto rapidamente. I formati con cui sono scritti i file, i sistemi operativi, l’organizzazione delle informazioni, gli algoritmi di compressione diventano obsoleti molto velocemente. Anche se riuscissimo a recuperare i contenuti di un floppy disk di 15 anni fa, è molto probababile che molti dei file contenuti sarebbero di difficile lettura, magari perché realizzati con un software oggi non più disponibile, con un sistema operativo non più usato e così via.

Ma quanto sono importanti queste informazioni? Nella società dell’informazione, file vecchi di 15 anni possono essere ancora utili? Per avere un esempio che tocca tutte le categorie, si pensi alle fotografie digitali. La durata di una foto digitale rischia di essere di pochi anni, contro i decenni delle foto da negativo. Questo per una serie di ragioni:

- il supporto su cui sono memorizzate le foto potrebbe non essere più leggibile tra qualche anno: schede di memoria non più supportate, CD che si rovinano o che non sono più utilizzati nei computer di nuova generazione, hard disk che si guastano molto più facilmente di una pellicola.
- il formato di file potrebbe diventare velocemente obsoleto: il formato RAW utilizzato da molte macchine fotografiche è legato al modello stesso della macchina, e sappiamo come la tecnologia evolva velocemente. D’altra parte formati standard come JPEG, PNG e TIFF sembrano essere più stabili, ma se guardiamo al passato, altri formati di immagine che sembravano standard sono scomparsi negli ultimi anni (si pensi al formato TARGA).

Si rende quindi necessaria una periodica trascrizione (trasferimento di supporto) e traduzione (modifica di formato) dell’informazione per mantenerla viva. Dobbiamo periodicamente copiare le nostre foto digitali su nuovi supporti e verificare sempre che il formato in cui sono salvate non stia diventando obsoleto. In tal caso occorre convertirle in un nuovo formato fintanto che sia il vecchio sia il nuovo formato sono entrambi supportati dai software più diffusi. Sarà sempre possibile convertirle anche in seguito, ma a costi superiori per via della difficoltà a reperire il software necessario.

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