Due pesi e due misure in medio oriente

L’uso delle parole nelle notizie sul medio oriente è estremamente significativo. A Israele si chiede di “fare il possibile per evitare le vittime civili” mentre ad Hamas si chiede di interrompere gli attacchi. Ovvero, se Israele uccide un palestinese è sempre legittima difesa, mentre l’azione di Hamas è sempre di attacco. Ma com’è possibile stabilire in modo così chiaro chi è stato il primo ad attaccare in un conflitto che dura da sessant’anni?

“Israele ha diritto di difendersi” viene ribadito continuamente dalla Casa Bianca. Ma in una sproporzione di forza militare come quella che esiste tra Israele e tutti gli stati vicino, come si fa a parlare di diritto di difendersi? Non si tratta forse di un diritto ad attaccare? Che possibilità hanno i palestinesi di difendersi contro i bombardamenti aerei di una potenza nucleare? Addirittura i palestinesi non hanno nemmeno il diritto alla fuga, con tutte le frontiere bloccate.
Hamas non viene considerato interlocutore valido nei negoziati di pace perché non riconosce lo stato d’Israele. Ma d’altro lato Israele non ha mai riconosciuto uno stato palestinese e allora perché dovrebbe essere un interlocutore valido per la pace? Per capire come si stanno utilizzando due pesi e due misure nella comunicazione di questa crisi basta vedere il tempo che i media dedicano a raccontare cosa accade nel territorio israeliano e in quello palestinese. Lunghe interviste da un lato e veloci numeri di morti dall’altro. Cento palestinesi uccisi per ogni israeliano caduto. E la differenza tra miliziani e civili non interessa più a nessuno: sono tutti terroristi nell’immaginario collettivo.

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